Frank Macfarlane Burnet era un personaggio particolare, dalla personalità originale e per certi versi divisivo su alcuni temi etici. Oggi lo possiamo considerare tra i grandi dell’infettivologia. Grande esperto di zoonosi, vinse il Premio Nobel nel 1960 per gli studi sull’immunità specifica, ma Burnet fu anche lo scopritore dell’agente eziologico della misteriosa “febbre dei mattatoi”.
Nella foto mostro l’edizione italiana di una delle pubblicazioni di Burnet. Sebbene utilizzi termini e concetti ormai desueti, la lettura dei vecchi testi di infettivologia presenta sempre una visione generale che manca nei libri più aggiornati dei nostri tempi. si trova una prima e grandissima attenzione agli aspetti ecologici e ai complessi rapporti zoonotici.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale tra le truppe alleate dislocate nel Mediterraneo ma anche tra i militari tedeschi in Grecia, si verificarono delle epidemie di un morbo sconosciuto che in quegli anni veniva chiamato Balkangrippe, influenza dei Balcani.
La Balkangrippe altro non era che la Febbre Q, una delle malattie contagiose ancora oggi considerata un pericolo nella medicina militare. Fu proprio il geniale Burnet a scoprire l’agente eziologico di quello che oggi sappiamo essere la febbre che dilagava tra le truppe nel Vecchio Continente.
Burnet, medico australiano, nei primi anni ’30 lavorava alla Walter and Eliza Hall Institute di Melburne e si occupava della Psittacosi, una malattia trasmetta dai volatili e dove pose l’attenzione sugli aspetti ecologici della malattia e sulla catena di contagio, facendo osservazioni che oggi potrei definire molto psicologiche.
Nella seconda metà degli anni ’30, il direttore del laboratorio di microbiologia del Queensland, Edward H. Derrick, chiamò Burnet in relazione alla misteriosa “febbre dei mattatoi” che aveva colpito alcuni macellai di Brisbane e che non era riconducibili a nessuna agente eziologico conosciuto.
Burnet osservando un vetrino con un campione di milza di una cavia infetta, identificò in tempi assai brevi il patogeno: una rickettsia. Dopo una lunga diatriba politica, la patologia fu denominata “febbre Q”, dove la lettera “Q” indicava semplicemente il termine inglese di “query” (domanda) mentre il patogeno, in onore a Burnet, fu chiamato “Rickettsia burnetii”.
Nel 1948 Herald Cox scoprì che la Rickettsia burnetii non aveva le caratteristiche del genere Rickettsia ma di un nuovo genere batterico chiamato poi Coxiella in suo onore. Il patogeno della febbre Q fu quindi rinominato Coxiella burnetii in onore dei due scienziati.
La febbre Q era con molto probabilità la vera causa della Balkangrippe nel corso della Prima Guerra mondiale. Il patogeno, aveva notato Burnet, aveva una grandissima capacità di adattamento a specie diverse, passando dagli umani alle pecore, alle mucche, ai roditori.
Il patogeno
Da un punto di vista microbiologico la Coxiella burnetii non è un germe semplice, per le ragioni che semplifico qui di seguito:
- Il batterio presenta due varianti: a piccole cellule e a grandi cellule
- Subisce un passaggio di fase (Fase I e Fase II)
Questa complessità microbiologica ha dei risvolti clinici importanti. Le varianti cellulari piccole sono quelle maggiormente resistenti agli stressors ambientali, mentre le varianti grandi sono quelle attive da un punto di vista metabolico. Il passaggio dalla fase I alla fase II avviene nel corso dell’infezione e interessa il lipopolisaccaride (LPS) che è intatto nella fase I ma per una serie di mutazioni può modificarsi (fase II).
Coxiella burnetii è un patogeno altamente contagioso, Gram-negativo è morfologicamente molto simile alle Rickettsie ma differisce da queste per il tipo di DNA ma anche per la sua straordinaria resistenza all’essicazione. Colpisce in modo particolare pecore e capre e cresce molto bene nei tessuti placentari. Dopo il parto è in grado di contaminare la terra e sopravvivere per anni esponendo al rischio di contagio, allevatori, operai e veterinari.
La trasmissione è generalmente via inalazione e più raramente per ingestione. Il periodo di incubazione è di 20 giorni. Proprio per la sua modalità di trasmissione per inalazione ed essendo un patogeno altamente contagioso, la Coxiella burnetii è uno dei possibili agenti di Bioterrorismo che rientra nel livello 3 di biosicurezza.